14 Petali - Duea Film

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14 Petali

 

TRATTAMENTO 14 PETALI


L’estate ormai volge al termine e la sala da ballo Paradiso  ha finalmente riaperto dopo la chiusura estiva. Tutto è rimasto uguale. Il deejay è sempre lo stesso, così come è identico l’interno del locale. Persino la musica segue sempre la stessa scaletta: prima la disco anni 80, poi i balli di gruppo degli anni 90, seguono i successi degli anni 60. Adesso tocca ai balli latino americani. Anche l’aria che si respira nella sala da ballo è la stessa; volti sorridenti, distesi, allegri e pronti a socializzare. In un angolo non lontano dalla pista c’è il solito grande tavolo riservato agli allievi della scuola di ballo Team Arbè. Nonostante le tante sedie il tavolo è quasi sempre vuoto. In fondo si va nel locale per ballare, per esercitarsi.
Anche la presenza fissa di Mico al tavolo non è cambiata, ma a differenza degli altri allievi Mico resta sempre seduto. Guarda gli altri ballare in pista, senza però mai soffermarsi su qualcuno in particolare. Uno spettatore taciturno, riservato, che sembra comunque sentirsi a suo agio in questa veste. Mico non è più tanto giovane e il suo modo atipico di concepire il mondo e i rapporti con gli altri lo rendono intrigante e al tempo stesso inquietante.   
Eppure questa volta c’è qualcosa di diverso. In mezzo al via vai del tavolo c’è un’altra presenza fissa, Lorenza, una spettatrice che sembra incuriosita soprattutto dall’atteggiamento di Mico, che inizialmente non la nota. Anche Lorenza non è più tanto giovane, eppure il suo aspetto rivela una grande vitalità; le delusioni della vita non le hanno tolto la voglia di mettersi ancora in gioco. Lorenza ama ballare, è sempre molto partecipe e socievole con gli allievi della scuola. Anche seduta continua a tenere il ritmo muovendo i piedi e le spalle, fino a quando decide di alzarsi e fermarsi proprio davanti a Mico, togliendogli ogni altra possibile visuale.
Lorenza: «Lo sai che siamo qui da più di due ore? Tra un po' la serata sarà finita e tu sei rimasto tutto il tempo seduto».
Mico abbozza un sorrisetto. Non ostenta la minima sorpresa per questa "invasione" mantenendo lo sguardo fisso sulla donna.
Mico: «Ho preso poche lezioni alla scuola. Diciamo che non amo fare brutte figure e preferisco fare le cose solo quando so di poterle fare al meglio».
Lorenza: «Il motivo per cui veniamo qui è proprio quello di esercitarci e ballare sempre meglio».
Mico: «Ho notato che sei molto sciolta in pista, si vede che balli da più tempo».
Lorenza è lusingata da questa frase e assume un tono e un’espressione maliziosi: «Quindi il motivo per cui non balli è per guardare me mentre sono in pista».
Mico non si tira indietro in questo gioco di provocazioni: «Diciamo che guardo poco quello che mi circonda, ma mi piace osservare quello che considero interessante. Comunque accetto il tuo consiglio. Sabato prossimo salirò anch’io in pista. A patto che tu balli con me».
Lorenza fissa Mico negli occhi e volutamente attende qualche secondo prima di rispondere: «Penso proprio che ci divertiremo. A sabato allora».
Lorenza si volta e senza dire altro va in pista e comincia a ballare.
Mico è attirato dalla prospettiva del sabato successivo e dalla promessa strappata a Lorenza, tanto da prendere qualche lezione di ballo nei giorni precedenti.
La settimana passa velocemente e quando sabato sera Mico entra nel locale ritrova il solito tavolo e il solito andirivieni; qualche allievo gli fa un cenno di saluto, ma lui non ci fa neppure caso. Lo sguardo è già puntato verso Lorenza che in quel momento scende dalla pista per andargli incontro. Lorenza cammina con passo deciso verso Mico facendogli un largo sorriso. Quando gli arriva davanti non fa alcun cenno di saluto.
Mico: «Andiamo!».
Lorenza non dice nulla limitandosi a seguire Mico sulla pista.
I due cominciano a ballare e Lorenza resta stupita di quanto Mico sia bravo e sciolto nei passi.
Lorenza: «Non dirmi che in una settimana hai imparato così bene a ballare?».
Mico le sorride come se dovesse svelarle un piccolo inganno.
Mico: «In realtà sono un ex ballerino di danza contemporanea e anche se non ballo da 15 anni è qualcosa che fa parte di me, quindi non mi è così difficile imparare un altro tipo di ballo».
Da quel giorno Mico e Lorenza formano una vera e propria coppia di ballo. Lorenza torna anche alla Team Arbè e iniziano ad esercitarsi insieme. Dopo un paio di settimane cominciano a frequentarsi per una pizza, per un cinema, per fare shopping, ecc.
Dopo un mese, con l’aiuto dell’insegnante della scuola di ballo, Mico e Lorenza iniziano a esibirsi regolarmente al Paradiso , diventando ben presto i più bravi ballerini della zona.
Entrambi vivono questa amicizia godendosi quella spensieratezza che da un po' la vita aveva tolto a entrambi. Mico è appagato nel far contenta Lorenza proponendole sempre posti nuovi da frequentare e giornate piene di leggerezza. Ama guidarla nelle scelte sugli acquisti, consigliarla, raccontarle le frivolezze di ciò che gli accade intorno. Lorenza ama vedere quanto Mico sia sciolto con lei e sia così diverso da quell’uomo silenzioso e sempre in disparte conosciuto alla sala da ballo. Evita, come farebbe normalmente, di programmare le giornate che trascorrono insieme, assecondandolo nelle proposte che Mico le suggerisce.
È proprio accettando una di queste proposte che Lorenza si ritrova con Mico, di domenica, a pranzare in un ristorante di lusso. Un’idea davvero splendida. Il tepore del caminetto rilassa e colora ogni cosa. Lorenza però si accorge che Mico è particolarmente silenzioso. Lui ha ascoltato con attenzione tutti gli aneddoti da lei raccontati, ha sorriso per ogni battutina da lei fatta, ma il suo volto non è disteso ed è come se un pensiero fisso creasse un’ombra sul suo sguardo. Vorrebbe chiedergli qualcosa, ma ormai ha imparato a conoscerlo e sa che deve aspettare. Aspettare che lui sia pronto a raccontare. A raccontarsi.
Mico: «Mi chiedo che male tu abbia fatto nella vita perché Dio decidesse di farti incontrare me».
Lorenza lo guarda stupita, non riuscendo a capire se si tratti di una battuta oppure no.
Lorenza: «Non riesco a seguirti. Cosa cerchi di dirmi?».
Mico: «La mia storia è molto complicata, ma se mi ascolti attentamente forse capirai».
Lorenza rimane immobile, in assoluto silenzio. Teme che qualsiasi domanda, persino qualsiasi impercettibile suo movimento possa frenare Mico da ciò che vorrebbe dirle. Così resta ferma, senza distogliere lo sguardo da quello di lui. Mico allora riprende.
Mico: «Devi sapere innanzitutto che sono credente cristiano praticante. La mia fede è così forte da spingermi a seguire quasi tutto quello che Dio ha sempre comandato agli uomini. È questo il sentimento che guida pressappoco tutte le mie decisioni. C’è un altro aspetto di me che devi conoscere. Sono una persona fortemente autoritaria e intransigente. Sono talmente intransigente e autoritario che non sopporto nemmeno tante leggi che a mio parere fanno del vero e proprio terrorismo.  Io sono per la parità e non solo tra uomo e donna, ma anche per tutte le persone del mondo. Uno stato che fa una legge sulla parità fra verde e rosso non ha senso, in quanto siamo tutti uguali ed a mio parere non è parità, in quanto il rosso sfrutterà la legge assumere una posizione più alta del verde.
A mio parere, la vera parità fra uomo e donna è solo nei sentimenti... è solo nell’onestà. Tutto il resto sono solo obblighi morali ai quali non mi voglio più piegare, ma nello stesso tempo non piego nessuno. Per questo tutte le donne, col tempo, non hanno più la forza di starmi vicino. Ogni volta che comincio una relazione è come se già sapessi che è solo questione di tempo e che prima o poi lei si stancherà di questo mio modo d’essere e se ne andrà. È sempre stato così. Allo stesso tempo però sono una persona sincera e fedele. Tornando al discorso dell’autorità è importante che tu sappia che io la chiedo ma, a differenza di tanti altri, cerco di ottenerla solo ed esclusivamente con le buone maniere. Non la conquisto e non l’ho mai conquistata né con la forza né con la prepotenza e se mi viene negata semplicemente vado via senza voltarmi. La cosa che più odio in assoluto è la violenza.
Vedi Lorenza, io sono stato sposato due volte e fin dall’inizio non ho nascosto questo lato del mio carattere. Non solo, ma ho anche posto in tutti e due i casi una condizione: l’unico motivo che mi avrebbe potuto spingere a rompere il matrimonio sarebbe stato un tradimento da parte della mia partner. So che questo mio modo di pensare potrebbe sembrare incomprensibile, bizzarro. Ma sono fatto così. L’unione con la mia prima moglie è durata davvero poco. Da subito non è riuscita a tollerare la mia autorità, diceva di sentirsi come in prigione. Così, per liberarsi di me, non ha perso tempo a tradirmi. A quel punto il matrimonio è finito. Il secondo matrimonio è stato più complicato. Lei era straniera e viveva nel suo paese. Temevo che si ripetesse lo stesso scenario del primo matrimonio e per il primo anno lei è rimasta a vivere con la sua famiglia.
Alla fine però decisi di farla venire in Italia, ma ad una condizione: avrebbe dovuto firmare un documento riservato con il quale accettava la mia autorità. Non volevo rischiare che in futuro potesse trovare giustificazioni del tipo "non avevo capito", oppure "non ti eri spiegato bene". Lei firmò senza problemi l’accordo e da quel momento ebbe inizio la nostra relazione, che durò 12 anni. In realtà già dal sesto anno notai che il suo atteggiamento era cambiato; cominciò a fregarsene della mia autorità fino a diventare violenta. Mi dava calci, pugni, schiaffi, mi sputava in faccia. Arrivò persino ad aggredirmi con un coltello. Anche di fronte a tutte queste situazioni io ho sempre mantenuto la calma e non ho mai reagito contro di lei. Continuavo a dirle che fin dall’inizio ero stato chiaro sul mio carattere, ricordandole il documento che lei stessa aveva deciso di firmare di sua volontà. Lei mi rispondeva di aver cambiato idea, di pensarla diversamente dal tempo in cui aveva accettato questa situazione. Che volevo obbligarla a fare tutto quello che io volessi e che per lei si trattava di un atto di violenza. Capii che anche quel matrimonio era finito. Arrivai addirittura a cambiare la serratura della camera da letto, barricandomi dentro, per paura di essere aggredito durante il sonno. A quel punto dovevo solo aspettare che lei mi tradisse per mettere fine a quella storia. Su questa cosa credeva di essere furba: qui in Italia infatti non mi ha mai tradito, ma appena tornava al suo paese per andare a trovare la sua famiglia se la spassava con chiunque. La scoprii un giorno al mercato mentre parlava con un suo connazionale, io non capissi bene la sua lingua. E per avere la conferma dei miei sospetti sui suoi tradimenti contattai un mio amico fraterno che avevo conosciuto in Germania e che col tempo era diventato un pezzo grosso dei servizi segreti. Per la grande amicizia che dopo tanti anni ancora ci legava indagò su mia moglie rivelandomi tutti i suoi tradimenti. Quando tornai da lei le dissi che era stata scoperta, le raccontai anche dei dettagli e le diedi tre mesi di tempo per trovarsi un’altra sistemazione. Se ne andò e da allora ho scelto di vivere da solo».
Mico interrompe così il suo racconto. Lorenza non ha mai staccato gli occhi da lui e continua a rimanere in silenzio. Sembra persa in mille riflessioni che non le fanno più avvertire il caldo del sole e la frescura dell’ombra. Anche Mico resta in silenzio. Al contrario di Lorenza non riflette su nulla. Sa che è lui adesso a dover attendere. Sa che anche Lorenza ha le sue cicatrici e il suo vissuto da raccontare e aspetta. È solo quando lei distoglie gli occhi da lui e lo sguardo si sposta nel vuoto che comprende che la sua amica è pronta.
Lorenza: «Al contrario di te, io l’autorità l’ho dovuta subire, fin dall’infanzia. Da mia madre, ma ancora di più da mio padre. A mio fratello era concesso tutto mentre io, in quanto donna, dovevo avere un atteggiamento ubbidiente e sottomesso. Mia madre, persona estremamente credente, mi ha fatto avvicinare a Dio costringendomi ad andare in chiesa e all’oratorio. Ma queste costrizioni mi hanno spinto soltanto ad allontanarmi ogni giorno di più da loro e da Dio. Tutto è cambiato quando ho conosciuto mio marito e ci siamo sposati. Per la prima volta avevo qualcuno accanto a me con cui prendere decisioni insieme, che cercava di realizzare tutti i miei desideri, che mi chiedeva consigli ed era disposto ad ascoltarmi e a darmi la massima considerazione. Un idillio durato quindici anni prima che lui morisse sul lavoro a causa del crollo di un’impalcatura sulla quale si trovava. Avevo perso il mio punto di riferimento e mi sono ritrovata di colpo da sola con due figli, Luca e Ilaria, di 11 e 13 anni. Ho trascorso tre anni tra lavoro, casa e famiglia prima di trovare la forza di reagire e andare avanti, di rialzare la testa e tuffarmi di nuovo nel mondo per capire se la vita potesse ancora riservarmi qualcosa di bello. Alcuni anni fa conobbi uno scapolo e per un po' ci siamo frequentati, ma alla fine la storia è finita perché a un certo punto ha cominciato a dirmi di volersi sposare. Io però non avevo alcuna voglia di condividere con lui tutto quello che avevo costruito con mio marito e non volevo violare quell’immagine pura che di me si erano fatti amici, parenti e familiari. Era come se risposandomi o convivendo con un altro uomo io tradissi mio marito. Inoltre mi chiedevo cosa avrebbero pensato i miei figli, i parenti, i suoceri e tutti quelli che mi conoscevano».
A quel punto Mico la interrompe: «Se posso darti il mio parere credo che tu abbia sbagliato. In fondo eravate tutti e due liberi, lui scapolo, tu vedova. Avreste potuto benissimo formare una nuova famiglia. Non ti è mai venuto in mente che Dio ti condannerà per quello che hai fatto?».
Lorenza: «Il discorso di Dio non mi tocca minimamente. Come ti ho già spiegato a causa di mia madre mi sono allontanata da Dio e dalla religione, tanto che dopo la morte di mio marito ho anche smesso di pregare. Oggi mi interessa solo quello che pensano e dicono di me i miei familiari, i miei suoceri, i miei amici. Questo non vuol dire che io sia interessata ad avventure o a storielle frivole. Da una relazione cerco rispetto, sincerità e fedeltà. Ma nessuna convivenza né matrimonio».
Lorenza interrompe il discorso e il suo sguardo torna su Mico.
Lorenza: «Io e te abbiamo molte cose in comune, ma non pensavo che tra queste ci fosse anche quella di non riuscire a darsi completamente all’altra persona senza porre condizioni».
Di fronte a questa frase è Mico adesso a guardare nel vuoto. Lorenza lo osserva cercando di decifrare le sue espressioni, di scrutare i suoi pensieri. Non sembra turbato dalle parole di Lorenza; sembra piuttosto invogliato a cercare chissà quale soluzione per andare oltre i modi di essere di entrambi. Ed ecco come una luce accendersi nei suoi occhi, come un ritrovato filo di Arianna che potrebbe liberare entrambi dal proprio labirinto. Mico guarda Lorenza con un sorriso trionfante, soddisfatto di se stesso e della scintilla che ha attraversato la sua mente.
Mico: «Domani sera devi venire a cena da me. E in quell’occasione ti farò una proposta».
L’indomani sera Lorenza si prepara per la cena a casa di Mico. Tante sensazioni le pervadono la mente, ma a guidarla è soprattutto la curiosità di sapere cosa l’amico abbia in serbo per entrambi. Rispetto al solito si prepara molto velocemente, tanto che quando si trova davanti alla porta di Mico si accorge di essere arrivata con quasi mezz’ora di anticipo. Ma non le importa, e in modo deciso suona il campanello.
Quando Mico la fa accomodare Lorenza istintivamente si guarda intorno. Altre volte è stata a casa di lui, ma stavolta è come se si aspettasse che da un momento all’altro appaia qualcosa, o qualcuno, o che ci sia qualche segno che le faccia capire le intenzioni di Mico. È solo quando entra in cucina che sulla tavola già apparecchiata nota qualcosa di insolito. Al centro della tavola infatti sono posizionati un salvadanaio e una rosa rossa stabilizzata. Si avvicina lentamente sfiorando la rosa, poi si volta verso Mico restando in silenzio. La sua espressione già rivela le tante domande che in quel momento le passano per la testa. Mico sembra individuarle tutte, tanto da sorriderle, quasi divertito. Fa accomodare Lorenza e le spiega che gli oggetti che ha davanti hanno un significato ben preciso. Il salvadanaio rappresenta un orologio. La rosa è il tempo. Le fa notare inoltre che la rosa è composta, volutamente, da 14 petali, ognuno dei quali rappresenta la durata di un mese. Ogni mese Lorenza dovrà staccare un petalo e metterlo nel salvadanaio, che alla fine dei 14 mesi sarà pieno.
Lorenza continua a non parlare, cercando di capire il senso generale di quel discorso e cosa tutto quello abbia a che fare con il loro rapporto. Mico intuisce le perplessità di Lorenza e a quel punto la sua espressione si fa seria. Il suo viso si avvicina sempre di più a quello di lei, arrivando a soli pochi centimetri. Lorenza non indietreggia, rimanendo immobile.
Mico allora spiega a Lorenza la sua proposta. Durante quei quattordici mesi si ameranno come se fossero marito e moglie. Lui le darà tutto il rispetto che lei chiede da una relazione. Le sarà fedele e da lui riceverà sincerità e affetto. Solo quando i quattordici mesi saranno terminati allora si deciderà del loro futuro.
Anche di fronte a questa proposta Lorenza continua a non parlare. La sua mente viaggia a mille, cercando di ripercorrere tutte le sfaccettature della proposta di Mico. Sa che la cosa più razionale da fare sarebbe quella di prendere tempo, valutare i pro e i contro di quella eventuale scelta, ragionare sulle possibili conseguenze. Lentamente Mico cancella anche quei pochi centimetri che lo separano da Lorenza e la bacia appassionatamente.
Da quel giorno tutto cambia, pur rimanendo in qualche modo identico. Mico e Lorenza, come nei mesi precedenti, escono, vanno a ballare, al cinema, per ristoranti. Ad essere cambiati però sono gli sguardi, i gesti, gli abbracci, il tenersi mano nella mano, i baci scambiati, i pomeriggi pieni di passione. Lorenza vive il desiderio di lasciarsi andare con Mico; lui le dà tutto quello che le ha promesso, rispetto, sincerità, fedeltà, amore. Il momento che sta vivendo è così appagante da scontrarsi con quel senso di inquietudine che prova tutte le volte che, col passare di ogni mese, si ritrova davanti al salvadanaio per riempirlo con un altro petalo di rosa. Sono momenti in cui stranamente tutta la sua sicurezza svanisce. Sa che l’incertezza di quello che accadrà al termine dei quattordici mesi non le fa vivere appieno la relazione con Mico. Sono questi sentimenti a spingerla a chiedergli più volte se ci siano possibilità da parte sua che la relazione prosegua anche allo scadere del tempo concordato.
Mico invece non fa trapelare le sue sensazioni e di fronte alle domande di Lorenza sulla loro relazione tende a dare risposte vaghe. Non è spinto sicuramente da cattiveria nel tenere questo atteggiamento, ma è come se dentro di sé vivesse la certezza di un futuro senza di lei. Allo stesso tempo però Mico è sconcertato da quanto sia preso da Lorenza, da quanto lei colori le sue giornate rendendolo appagato. Lorenza sa trasmettergli una grande voglia di vivere, donandogli una tranquillità d’animo che gli permette di smussare tanti aspetti del suo carattere che in passato lo hanno reso troppo spesso freddo e cinico nei confronti di chi gli stava attorno.
Per questo motivo decide di parlarle e di chiarire con lei alcuni aspetti su un loro possibile futuro insieme.
Mico: «Purtroppo tu hai una particolare caratteristica che non mi permette di prolungare la nostra relazione; ciò nonostante prometto di darti una possibilità a patto che tu mi giuri che comunque vadano le cose noi rimarremo per sempre amici».
Lorenza: «Una domanda: la caratteristica che non ho è la fede, vero?».
Mico: «Sì, è la fede. La fede non solo unisce due persone, ma il mondo intero».
Lorenza: «Non importa la fede, accetto soltanto perché mi darai la possibilità di continuare la nostra relazione. Te lo prometto, noi rimarremo per sempre amici. Dimmi adesso in cosa consiste questa possibilità».
Mico: «Adesso di sicuro no, ma ti giuro su Dio che a febbraio, quando riceverai il salvadanaio pieno di petali, troverai dentro anche una lettera che ti dirà esattamente cosa dovrai fare per far sì che la nostra relazione continui. Ricordati che hai accettato, quindi a prescindere da come andranno a finire le cose noi rimarremo per sempre amici».
Lorenza: «Te lo prometto. Nel bene o nel male resteremo amici. In ogni caso non potrei mai diventare una tua nemica».
Lorenza è davvero felice di intravedere uno spiraglio di speranza e soprattutto di desiderio da parte di Mico di continuare la loro storia. Non mostra fino in fondo la felicità che in quel momento la pervade, forse perché sente che darebbe un segnale di partecipazione alla relazione troppo forte, che potrebbe spaventare Mico.
L’uomo inoltre è categorico sul fatto che questo discorso non debba essere più affrontato fino al termine dei quattordici mesi.
E i mesi restanti sono davvero indimenticabili. La coppia vive continui momenti di intensa felicità; organizzano mini vacanze, passeggiano tra le bancarelle delle sagre, si godono il piacere di un film stando abbracciati sul divano, si perdono nella continua ricerca dell’altro, ognuno dando tutto se stesso all’altro. Lorenza fa di tutto per assecondare Mico nei suoi desideri, frenando il suo istinto che generalmente la porta ad essere autoritaria e la più forte nei rapporti di coppia. Il risultato di questo atteggiamento è che per tutto il tempo non vi sono litigi, non vengono a galla controversie, non si creano battibecchi. Un vero paradiso.
Per tutto il tempo Lorenza preferisce tenere nascosta questa relazione ai suoi figli, alla mia famiglia e persino agli amici. Mico diversamente presenta Lorenza a tutti, la ospita a casa per diversi giorni. La presenta anche ai suoi famigliari.
L’amico fraterno di Mico, lavorando nei servizi segreti, gli aveva insegnato il cosiddetto PNL Neuro-linguistic programming, oltre a diverse tecniche sugli interrogatori. Questo aveva fatto sì che Mico si accorgesse fin dall’inizio del carattere forte e autoritario di Lorenza, così autoritario da provare lei stessa vergogna ad ammetterlo e a farlo venire fuori.
Intanto Mico e Lorenza continuano ad esibirsi tutti i sabati sera al Paradiso  nella danza latino americana e ogni volta è uno spettacolo vederli ballare. Non c’è dubbio, sono i migliori.
I due dunque trascorrono i sabati sera in discoteca, una volta a settimana si incontrano a casa di Mico e tutte le domeniche vanno in giro a divertirsi.
Ma il tempo non è mai dalla parte degli amori felici; sa essere spietato nel suo continuo scorrere, imperterrito. È così che, di secondo in secondo, attraversa tutto l’arco dei quattordici mesi. E con l’ultimo petalo di rosa nel salvadanaio scandisce la fine del tempo.
La data sul calendario è il 23 febbraio 2019. Mico e Lorenza decidono di trascorrere quella serata nello stesso modo in cui tutto è cominciato. Vanno alla sala da ballo Paradiso  e in pista si muovono con ancora più energia e sintonia di quella serata di quattordici mesi prima. Ora però c’è molto di più. C’è l’amore e la bellezza di una storia che ha raggiunto la perfetta sintonia in ogni aspetto della vita dell’altro.
È con questa consapevolezza che Mico, al termine della serata, sotto casa di Lorenza le consegna, oltre al salvadanaio contenente i 14 petali di rosa, la tanto attesa lettera che però dovrà leggere quando sarà da sola.
Lorenza è seduta sulla sponda del letto, con il foglio aperto in mano. Gli occhi continuano a scorrere da una riga a un’altra incessantemente. Legge la lettera, la rilegge, ma è come se fosse scritta in un’altra lingua, come se ogni parola le risultasse incomprensibile. Si aspettava un "Cara Lorenza" o addirittura qualcosa di romantico, un "Amore mio". E forse così sarebbe stato con qualcuno diverso da Mico, diverso da una persona che non abbandona mai la sua natura nel dettare condizioni, come se ogni azione debba sempre essere un ultimatum.
Non ci sono versi poetici, né pagine e pagine scritte. Solo poche e dirette righe che racchiudono un messaggio fin troppo chiaro:


Da domani vieni a vivere da me!
Diversamente non mi vedrai mai più


Questo è sempre stato il mio pensiero, ma da qualche giorno ho cambiato idea.
Questa è la mia decisione finale!


Da domani vieni a vivere da me!
Diversamente possiamo rimanere amici
Ma non dovrai mai più chiedermi niente
Diversamente non mi vedrai mai più
E qualche volta possiamo uscire insieme


Ho tante cose da dirti, ma non ho avuto il tempo di scriverle.
Appena posso lo farò.

Lorenza si sveglia spossata e intontita, come se dovesse riprendersi da una sbronza. Sente gli occhi che le bruciano per le continue lacrime versate. Persino il cuscino è ancora bagnato. Guarda sul comodino il foglio appallottolato e d’istinto si volta dall’altra parte. Per un attimo, per un solo breve attimo, aveva sperato di aver solo sognato quella lettera, quelle parole, ma la presenza di quel foglio la riporta alla realtà con la stessa violenza di uno schiaffo in pieno viso. Si alza dal letto a fatica e tutto sembra muoversi a rallenty, fino a quando accende il cellulare e trova un messaggio vocale di Mico. È tentata di cancellarlo, senza neppure ascoltarlo. Fissa lo schermo col dito sospeso sull’avvio, poi preme e il messaggio parte. Nessun riferimento alla sera precedente. Nessun riferimento alla lettera. Mico le comunica soltanto di avere la giornata libera proponendole di trascorrerla insieme.
Lorenza piangendo gli risponde con questo messaggio vocale: "Che dire… tutto avrei voluto tranne che lasciarci con un biglietto, un messaggio. Hai trovato un modo elegante, diciamo così, per terminare la relazione. Sai benissimo che non verrei mai a vivere con te. Primo, perché neanche tu lo vorresti, sii sincero. Hai sempre detto che non ho tutti i requisiti per diventare la tua compagna di vita. Secondo, perché ora come ora non lascerei mai la casa dove vivono ancora i miei figli (oggi i figli di Lorenza hanno un’età attorno ai 30 anni) con me e questo lo sapevi. Tranquillo non ti chiederò più nulla e per quanto riguarda il rimanere amici, come cantava Venditti ieri sera "AMICI MAI". Non è possibile per una che ti ha voluto bene come me".
Il pianto di Lorenza aumenta fino a singhiozzare. "Spero solo che questi mesi trascorsi insieme non siano stati un peso, un problema per te, e che anche tu mi abbia voluto bene in modo vero, sincero, come io te ne ho voluto. Visto che per te questo è l’anno della libertà, ti lascio sicuramente libero dal nostro legame. Ti auguro un anno di divertimento. Buona fortuna per tutto. Io, come tante altre volte nella mia vita, anche se a fatica, mi riprenderò. Ciao".
Mico invia un ulteriore messaggio vocale a Lorenza "Non ti ho illusa, ingannata, o presa in giro. Quello che ti ho detto dall’inizio è stato. Mi dispiace che tu non voglia rimanere mia amica, ma questa è una tua scelta e se me lo permetterai, appena finirò di scrivere la lettera te la invierò".
Subito dopo Lorenza risponde con un "OK".
Il giorno successivo, a sorpresa, Lorenza lascia una busta davanti alla porta di Mico con dentro il coupon che avevano preso per fare un viaggio ed una lettera scritta a mano.

LETTERA DI LORENZA A MICO

«Ti ho portato quello che doveva essere il nostro regalo, fanne l’uso che vuoi e con chi vuoi. Avevo notato il tuo poco entusiasmo nell’organizzare il soggiorno. Come vedi non ti avevo più chiesto di fare questa cosa insieme. Figurati se ti chiederò qualcosa d’ora in poi. Non c’era bisogno che me lo chiedessi nel biglietto, mi sembra non averti mai chiesto nulla che non volessi fare, ma soprattutto erano le cose materiali che non mi interessavano. Una cosa sola chiedevo: rispetto, affetto e nient’altro. Tranquillo, non ti chiederò più nulla. Buone cose».
La sera stessa Mico invia a Lorenza un ultimo messaggio: «Quando ci siamo conosciuti ti dissi di avere un grosso problema in quanto nessuna donna crede mai a quello che dico. Ti risponderò con un’unica lettera».
Tutti dicono che il tempo guarisce le ferite, ma quanto è questo tempo? Nessuno dice quanto ci voglia, perché per alcune ferite le cicatrici sembra che non arrivino mai. Tutto diventa un concetto troppo indefinito da concepire. Giorni, mesi, anni?
Lorenza e Mico non si sentono e non si messaggiano più, per un tempo che anche i loro cuori non riescono a definire, ma che per due innamorati è sempre troppo. In qualche occasione si intravedono al Paradiso , la sala da ballo. Mico e Lorenza ballano in pista con gli altri allievi della Team Arbè. Solo una volta vicino al bancone del bar si trovandosi faccia a faccia e Mico la saluta senza ricevere risposta. Lei, come se l’uomo fosse un fantasma, passa oltre, spedita, verso la pista da ballo.
È soltanto quando sono soli che danno voce ai propri pensieri e alle più intime sensazioni che li riguardano. Entrambi sentono la mancanza dell’altro e vivono con dolore il vuoto di ogni singola giornata; entrambi però mantengono in modo rigoroso le distanze dall’altro. Lorenza affronta la delusione cercando rifugio nella sua forza. Mico si aggrappa alla rassegnazione e alla certezza che i caratteri di entrambi non potranno mai regalare loro il futuro che l’amore meriterebbe.
I giorni trascorrono lentamente, uno dietro l’altro, diventando settimane e poi mesi; due mesi per la precisione. Due mesi fatti di silenzio, un silenzio che di colpo viene riempito dall’arrivo di un’altra lettera di Mico che Lorenza riceve per posta.
Ed ecco che improvvisamente per la donna ritorna a galla tutto quello che fino a quel momento aveva cercato di dimenticare, di trascinare lontano, per poi farlo perdere tra il labirinto dei ricordi. Lorenza non sa cosa pensare. Perché farle arrivare una lettera dopo tutto questo tempo? Conosce troppo bene Mico per sapere che nulla delle sue azioni è lasciato al caso. Ricorda che nell’ultimo messaggio vocale lui stesso aveva detto che le avrebbe scritto un’altra lettera, ma Lorenza aveva deciso di andare avanti con la sua vita e che l’avrebbe potuto fare soltanto evitando di aggrapparsi all’attesa di un pezzo di carta che forse non sarebbe mai arrivato. E invece eccolo, adesso, tra le sue mani.
Vorrebbe aprirla alla velocità di un missile e invece le sue dita sono lente mentre scorrono lungo la busta, cercando di non romperla troppo. Vuole assaporare ogni istante di quel momento, vuole preservare un senso di speranza che, una volta lette quelle righe, potrebbe in realtà svanire per sempre.

LETTERA DI MICO A LORENZA

«Lorenza, ricevi questa lettera dopo tanto tempo in quanto così era scritto. Questa lettera, molto sintetica, era già stata scritta e solo pochi giorni fa l’ho perfezionata, ma non potevo dartela allora, in quanto non avevo la certezza, ma soltanto un forte sospetto sulla tua autorità. È stata la tua decisione "AMICI MAI" e il tempo che hai trascorso in silenzio da allora fino ad oggi a darmi la certezza sulla tua autorità. Ero dubbioso e se te l'avessi data sabato 23/02/2019 non avrebbe avuto l'effetto che avrà oggi.
A fine febbraio, insieme ai petali e al salvadanaio ti ho lasciato un semplice biglietto nel quale ti ordinavo di venire a vivere da me, altrimenti saremmo rimasti soltanto amici. Come vedi ho mantenuto la mia promessa. Ti ho dato la possibilità di continuare la nostra relazione, mentre sei stata tu a venire meno alla tua promessa. Ma mi avevi anche detto che non avresti mai potuto diventare una mia nemica!
La tua risposta è stata secca, decisa e concisa: "Amici mai". È questa risposta che ha confermato il sospetto che avevo su di te.
Cara non amica Lorenza, nei 14 mesi trascorsi insieme, per paura di perdermi hai cercato di nascondere/soffocare il tuo vero carattere che è fortemente autoritario e la tua risposta "Amici mai" ha confermato i miei sospetti, in quanto si è sovrapposta ad un mio comando e ha soffocato la mia autorità. In buona sostanza mi hai detto: "O si fa come dico io, o non si fa niente" ed è qui che è venuto fuori il tuo carattere fortemente autoritario.
Oggi ti dico che è stato un bene per entrambi scoprirlo adesso, altrimenti prima o poi la nostra relazione sarebbe scoppiata comunque.
Nei 14 mesi passati insieme ti ho amata e rispettata come nessun’altra donna, non ti ho mai fatto mancare niente, dall'affetto alle cose materiali. Dove ho sbagliato? Perché non hai voluto che restassimo amici?
Te lo dico io perché. Perché sei autoritaria così come lo sono io, ed io di sicuro non posso fartene una colpa, ma in questo caso sento il dovere di comunicarti cosa invece sarebbe successo se tu fossi rimasta amica mia senza dirmi "Amici mai".
In questo caso la mia ipotesi sarebbe crollata e avrei scopeto di aver incontrato la donna ideale per me e tra noi non sarebbe cambiato nulla. Noi avremmo continuato a frequentarci come abbiamo fatto durante i 14 mesi.
Conoscendomi bene avresti dovuto intuire che fino a quando sarei uscito con te non avrei cercato nessun’altra donna.
Ora capisci perché ho dovuto aspettare tutto questo tempo per consegnarti questa lettera?!
Non fartene una colpa, in quanto noi abbiamo lo stesso carattere e due poli positivi non possono vivere insieme.
Per non sbagliare ho aspettato due mesi prima di inviarti questa lettera. Ormai non ci sono più dubbi, noi siamo uguali, due persone fortemente autoritarie che non hanno nessuna probabilità di portare avanti una relazione. Io mi sono già convinto e rassegnato. Suggerisco anche a te di rassegnarti.
Le persone come noi sono destinate a morire da sole, ciò nonostante con il bene che ti voglio ti auguro con tutto il mio cuore che tu possa trovare un compagno talmente umile e pronto ad accettare il tuo carattere da vivere con te il resto della vita felicemente insieme.
Firmato
Mico

Lorenza è profondamente amareggiata per tutto quello che Mico ha scritto nella lettera. Capisce che ormai non ci sono speranze e che quello che ha davanti è soltanto l’epilogo di una bella storia di cui può solo conservare qualche ricordo. L’uomo, tra quelle righe, fa emergere tutta la sua convinzione nel volersi gettare tutto alle spalle, di essere più che pronto ad andare avanti per la sua strada, una strada ben lontana da quella di Lorenza. Parla di rassegnazione, di come anche lei debba accettare mestamente questa conclusione.
La prima lettera ricevuta qualche mese prima aveva suscitato in Lorenza una forte rabbia nei confronti di Mico. Ora invece prova solo tristezza e sconforto.
Eppure Lorenza ritrova nella lettera di Mico alcune verità che la riguardano; lei è una donna forte, decisa e con questa convinzione sa che anche questa volta saprà risollevarsi e andare avanti. Col tempo forse troverà di nuovo la forza di rimettersi in gioco, di affrontare le sfide della vita.
Mico invece, dopo la lettera spedita a Lorenza, è inquieto; è come se avvertisse un senso di incompiutezza, come se in quelle pagine avesse tralasciato ancora tante e tante cose. Troppe. O forse poche, ma comunque importanti e decisive per il loro rapporto.
Sono sensazioni davvero spiacevoli che portano l’uomo a vivere notti insonni passate a guardare le ombre che attraversano i muri della stanza. Stavolta vorrebbe poter imporre la sua autorità a se stesso anziché agli altri; vorrebbe imporsi di non pensare più a Lorenza, di non pensare più alla lettera, di chiudere per sempre tutto quello che ha rappresentato quella storia in qualche angolo buio della mente.
Nulla da fare. Il pensiero di Lorenza e delle cose non dette nell’ultima lettera diventano di colpo un’ossessione e riempiono le giornate di Mico, che a quel punto, pur tra mille titubanze, decide di scriverle un’ulteriore lettera.
Mico su quei fogli dà sfogo ad ogni sentimento che fin dall’inizio ha accompagnato la storia con la donna; è una lettera aperta, nella quale accantona ogni spirito di autorità, dando voce soltanto al più profondo se stesso. L’uomo si spoglia di ogni filtro, diventando trasparente verso tutto ciò che Lorenza gli ha fatto provare.
La strada che Mico sceglie di percorrere scrivendo quest’ultima lettera è quella giusta. Quando arriva all’ultima parola che conclude i suoi pensieri si sente finalmente leggero, libero, soddisfatto. Sa che quando la spedirà queste sensazioni saranno ancora più forti, per cui non perde tempo e si avvia velocemente alla posta.
Entra nell’ufficio postale con uno stato d’animo che gli disegna un sorriso allegro sul volto. Si mette in fila senza sbuffare, senza che l’attesa gli pesi. Tutt’altro. Vuole vivere quel tempo assaporando la sensazione di benessere che lo pervade. Da quanto tempo non si sentiva così. Neppure lo ricorda. O forse sì. Con Lorenza. Il tempo passato con lei gli aveva sempre regalato tutte quelle emozioni positive che stava provando nuovamente in quel momento.
Di colpo un rumore fastidioso allontana Mico dai suoi pensieri e dai suoi ricordi. Improvvisamente viene riportato alla realtà ritrovandosi nell’ufficio postale, ancora in fila e con in mano la busta chiusa contenente la lettera. Ancora un’altra persona, poi sarà il suo turno. Ma ecco di nuovo quel rumore fastidioso. Si volta e nella fila accanto a lui, alla sua altezza, un cagnolino continua imperterrito ad abbaiargli contro. La padrona tiene il guinzaglio ben tirato, ma il cane non ne vuole sapere di smettere di abbaiare. Ora non è solo Mico ad essere infastidito da quel rumore incessante, simile a un fischio che in modo costante attraversa il cervello.
Tutti si voltano verso la padrona del cane, fino a quando un impiegato, da dietro lo sportello, la invita a portare il cane fuori dall’ufficio e a rientrare da sola.
La signora guarda l’uomo con aria indispettita. Nessuno in fondo ama essere ripreso, a torto o a ragione. E in pubblico pertanto. Si volta e prima di allontanarsi lancia uno sguardo a Mico quasi a voler dare a lui la colpa del comportamento del cane.
Mico resta prima interdetto e istintivamente si guarda attorno come per capire se anche le altre persone lo stiano guardando e gli stiano attribuendo chissà quali colpe. Ma l’attenzione di tutti è già andata oltre. Ognuno torna a girare il capo verso lo sportello aspettando il proprio turno.
Mico allora torna al suo sorrisetto e alla sua aria scanzonata, tanto da non accorgersi di essere arrivato davanti all’impiegata che lo guarda interdetta e impaziente.
Mico ha l’aria di chi viene svegliato di soprassalto da un lunghissimo sonno fatto di sogni dai quali non ci si vuole staccare. Quasi balbetta davanti alla donna che è costretta per ben due volte a chiedere cosa l’uomo desideri. Mico continua a passare la busta con la lettera da una mano all’altra, fino a quando senza dire una parola si volta e si allontana dallo sportello, uscendo dall’ufficio postale.
La luce del sole sembra disorientarlo e per un attimo guarda in entrambe le direzioni indeciso sulla strada da prendere. Fa due passi in direzione della metropolitana, ma poi si ferma, si volta e comincia a incamminarsi nella direzione opposta.
Non ha nessuna idea di dove stia andando, nessuna meta, ma non importa. Gli interessa solo di camminare. In mano ha ancora la busta con la lettera. Sente però che camminare gli fa bene. Pian piano riacquista la tranquillità e dopo un po' quella che inizialmente gli sembrava una fuga diventa una piacevole passeggiata. Gli viene da fischiettare persino. Solo la meta è ancora ignota e senza quasi accorgersene si dirige verso una stradina isolata, sterrata, senza abitazioni, ma con prati su entrambi i lati.
Non si chiede dove siano finite le auto, le case, i rumori. In fondo non ha bisogno di queste cose. Anzi. Il silenzio che di colpo lo accompagna gli sembra una vera conquista. Se potesse cancellerebbe anche i rumori dei suoi stessi passi.
Mico si ritrova così all’ingresso di un piccolo bosco. Tutto è davvero un incanto, come la raffigurazione in un libro di fiabe, con l’eroe pronto ad attraversare la foresta incantata per raggiungere la sua bella e salvarla.
Mico ha di nuovo ritrovato quella sensazione di benessere che aveva provato qualche ora prima, all’ufficio postale. Questo pensiero però lo riporta alla lettera non più spedita. Abbassa lo sguardo, mentre ha ancora la busta tra le mani. Si chiede se abbia fatto la scelta giusta o se debba tornare in quell’ufficio, in coda allo sportello e stavolta consegnare all’impiegata la lettera, ringraziandola gentilmente e uscendo da lì sereno e tranquillo.
C’è un bel tepore che accarezza l’aria, come quella domenica passata con Lorenza davanti al caminetto del ristorante, il giorno in cui ognuno si è aperto all’altro raccontando l’intimità del loro passato, delle rispettive ferite.
Mico si inoltra nel boschetto e si ferma davanti a dei massi, sedendosi e godendosi la frescura. Stavolta è solo e le sue ferite può raccontarle soltanto a se stesso. Ma non servirebbe.
Così prende la busta, la apre e sfila fuori i fogli, attendo a non farli volare via. Per un attimo resta fermo a guardare tutte quelle frasi. No, non tornerà all’ufficio postale. Non si metterà di nuovo in fila e non porgerà la lettera all’impiegata una volta giunto il suo turno allo sportello.
Forse quel cane era un segnale. Forse quel rumore fastidioso altro non era che la sua coscienza che lo chiamava spingendolo verso una precisa direzione. Verso la strada. Verso quel boschetto.
Mico torna con lo sguardo verso la lettera e comincia a leggerla, sussurrando con voce sottile ogni singola parola.

SECONDA LETTERA DI MICO

«Carissima Lorenza, con questa mia ultima lettera volevo dirti che con te ho passato i giorni più belli della mia vita, i 14 mesi sono volati via in un attimo, sei una donna fantastica, la migliore che abbia incontrata ed oggi a me resta soltanto il tempo per piangere.
In tutta la mia vita non mi è mai successo di trascorrere 14 mesi senza una discussione. Sei la donna più seria e onesta che abbia mai conosciuto.
Dopo la sventura con la mia prima moglie mi ero detto: "Io sono nato in un paese sbagliato".
Dopo la replica con la mia seconda moglie ho cambiato parere e mi sono detto: "Io sono nato in un’epoca sbagliata".
Oggi sono sicuro di quello che dico: "Cara Lorenza, io sono nato in un pianeta sbagliato e il mio mondo è lassù, tra gli astri".
Lorenza, tu non hai nessuna colpa di tutto quello che è successo, ma sono io da biasimare e se potessi ti farei Santa.
Sono sicuro che se noi ci fossimo conosciuti da giovani avremmo di sicuro trovato il modo per andare d’accordo, ma a questa età in cui ognuno resta fermo sulle proprie posizioni è impossibile.
La cosa bella per te è che quando morirai dall’altra parte troverai tuo marito ad aspettarti e lo avrai per tutta l’eternità, mentre quando morirò io non troverò nessuno dall’altra parte ad aspettarmi e la mia eternità sarà vuota, vuota come il tempo che mi resta da vivere".
Il tuo non amico Mico.

Mico a quel punto termina di leggere e resta in silenzio col capo chino sul foglio. Si guarda intorno. Non c’è nessuno. La sua esistenza vuota è già cominciata. Il venticello si fa sempre più insistente.
Mico si alza in piedi e la lettera gli scivola dalle mani cadendo sull’erba. Non si piega neppure per raccoglierla. Si volta e si incammina lentamente verso la strada del ritorno.
Una folata di vento fa alzare in volo i fogli che per qualche secondo danzano nell’aria prima di ricadere, incastrandosi, tra i rami di un mirtillo selvatico.


Nota:
Dato che i protagonisti saranno interpretati da due ballerini professionisti, le location di riferimento saranno soprattutto la discoteca e la scuola di ballo, dove verranno girate tutte le scene relative agli incontri e alle esibizioni dei due ballerini



 
 
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